venerdì 11 novembre 2016

Alberto Garutti_estratto intervista

L’intervento: l’arte come progetto di paesaggio


Possiamo dire che l’arte, ogni tipo di arte (pittorica, fotografica, poetica, ecc..), rinnovando la visione del mondo e rinnovando l’idea di paesaggio, è già quindi un progetto di paesaggio?


Il lavoro dei nati (ndr, Ai nati oggi) è anche un paesaggio, è una rete. In una piazza si accende un lampione, allora tu capisci che c’è una rete di relazioni che riguarda la vita e questo ha una capacità di penetrare nel paesaggio mentale delle persone. E anche se in quella piazza non si accende una lampadina, c’è una grande didascalia, che è un dispositivo attivatore dell’opera, che fa capire che quando si accende una luce è nato un bambino. Allora vedi che quando in quel luogo la lampadina è spenta è un luogo di attesa, che parla un linguaggio che tutti possono capire. Perché io voglio che le persone capiscano l’operazione, non l’opera d’arte. Però se uno capisce l’operazione, se vuole può fare un approfondimento. Quindi questo tocca la sensibilità del cittadino e dall’altra parte fa un’operazione critica di questi sistemi.

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