lunedì 5 marzo 2018

KALEIDOSCAPE



Come le geometrie visibili in un caleidoscopio, le aiuole sono divise in triangoli

I colori sono ispirati a quelli utilizzati da Aloïse Corbaz e al passare dei mesi cambiano a seconda dell’epoca di fioritura delle specie

I muri sono decorati dai bambini con figure ispirate ai suoi disegni


I triangoli costituiscono diversi ambienti tipici dell’habitat secco con specie autoctone

Un’illuminazione si accende al passaggio del treno

Fotocamere e un cannocchiale scoprono un ecosistema invisibile ai passanti, in continuo divenire


Per l’uomo l’area avrà un effetto visivo particolare e diverso a seconda che la si attraversi in treno o la si scruti dalla strada. Alcuni meccanismi percettivi verranno utilizzati per trasmettere la consapevolezza dell’esistenza di un ecosistema importante e fragile, come l’esistenza dell’artista al tempo incompresa.

Per la flora autoctona l’area costituirà un nuovo areale dove diffondersi e disseminare.


Per la fauna sarà un luogo di rifugio e di sostentamento, con tantissime fioriture per tutto il periodo della manifestazione.





lunedì 26 febbraio 2018

PARCO AUREO

Concorso di idee per la valorizzazione culturale ed ambientale delle aree a verde pubblico limitrofe alla nuova Stazione Ferroviaria

1° classificato


L'area di progetto si pone quale spartiacque tra elementi architettonici di due epoche diverse: su un lato le ville in stile liberty, sul lato opposto edifici industriali dalle forme più squadrate. In pochi metri si crea un’area verde che sfuma queste diversità. La volontà di rispettare il carattere storico, unitamente alla necessità di intervenire in maniera moderna per il contesto ormai cambiato della ferrovia, ha portato a due soluzioni. L’utilizzo di essenze erbacee e graminacee che si compenetrano con i binari del treno: la rinaturalizzazione dei luoghi, con specie rifiorenti e a bassa manutenzione, si sposa con l’esigenza di far riaffiorare la memoria della vecchia tratta. La necessità di valorizzare le architetture di pregio, ha portato poi a forme più morbide e all’utilizzo di essenze pregiate quali le rose nelle loro più svariate selezioni. Il parco si ispira alle linee rette e curve delle vesti di Gustav Klimt. Completa l’intervento la fontana che riporta la figura della sezione aurea e un vagone riutilizzato come area eventi.







venerdì 11 novembre 2016

Alberto Garutti_estratto intervista

L’intervento: l’arte come progetto di paesaggio


Possiamo dire che l’arte, ogni tipo di arte (pittorica, fotografica, poetica, ecc..), rinnovando la visione del mondo e rinnovando l’idea di paesaggio, è già quindi un progetto di paesaggio?


Il lavoro dei nati (ndr, Ai nati oggi) è anche un paesaggio, è una rete. In una piazza si accende un lampione, allora tu capisci che c’è una rete di relazioni che riguarda la vita e questo ha una capacità di penetrare nel paesaggio mentale delle persone. E anche se in quella piazza non si accende una lampadina, c’è una grande didascalia, che è un dispositivo attivatore dell’opera, che fa capire che quando si accende una luce è nato un bambino. Allora vedi che quando in quel luogo la lampadina è spenta è un luogo di attesa, che parla un linguaggio che tutti possono capire. Perché io voglio che le persone capiscano l’operazione, non l’opera d’arte. Però se uno capisce l’operazione, se vuole può fare un approfondimento. Quindi questo tocca la sensibilità del cittadino e dall’altra parte fa un’operazione critica di questi sistemi.

giovedì 16 giugno 2016

Marco Scotini_estratto intervista


Il segno: il tratto dell’artista nel paesaggio



In breve, alla fine di questa intervista, se dovessi dire in poche parole o trasmettere in maniera immediata che cos’è il paesaggio, per l’uomo e per l’artista, così da trasmetterne la sua importanza, cosa proporresti?

In questo momento non è un caso che spesso siamo molto più attratti da forme di artisticità invisibile, non perché non sono un lavoro, ma perché ti aspettavi che il risultato fosse visibile e invece non lo è, perché operano dentro altri canali, dentro altri settori. Parimenti per il paesaggista intervenire dentro questo ecosistema, in cui ho l’animale, la pianta, la tecnologia, significa intervenire in un’altra situazione, con una modalità che chiaramente si sottrae immediatamente all’operazione del paesaggista com’è ora, che dà una forma, che si preoccupa della forma. Non a caso tutto il pathos del moderno è stato veramente la vertigine della forma, il formalismo, questa cosa per cui si cercavano i macro segni, la macro forma, poi ora abbiamo imparato che operare realmente è anche operare dentro a procedure non visibili, di invisibilità. Questo è quello che stanno facendo tanti immigrati nella realtà contemporanea, che da un certo punto di vista sono assolutamente invisibili mentre operano e producono.

martedì 7 giugno 2016

Mario Airò_estratto intervista

L’identità: il rapporto dell’artista col paesaggio



Che tipo di paesaggio vedi oggi in rapporto alle tue esperienze? Un paesaggio naturale, incontaminato, distrutto, degradato?

Il paesaggio è stato rovinato moltissimo. I concetti di urbanistica che abbiamo secondo me sono terrificanti: il dividere i posti, come le abitazioni dai posti di lavoro, il creare delle aree esclusive per l’accesso dei tir, come quando ho abitato in Toscana e i fondovalle sono stati devastati perché erano gli unici posti dove facevano passare i camion. Una volta tutte le nostre abitazioni erano case bottega, la piccola impresa a pianoterra aveva il locale artigianale e al piano di sopra aveva le unità abitative. Il tessuto sociale era tutto coeso. Adesso abbiamo le aree dove lavorare da una parte, le case per vivere da un’altra, i centri sono diventati solo uffici e luoghi del terziario. Questo modo di orchestrare la civiltà e organizzare di conseguenza il paesaggio è frutto di una politica estremamente miope, di una cultura che non ha un orizzonte.

mercoledì 1 giugno 2016

Ugo La Pietra_estratto intervista

L’immagine: la rappresentazione del paesaggio nell’arte



La Land Art negli anni ’60 e ’70 riusciva, rifiutando i comuni mezzi di diffusione dell’arte quali l’immagine, a dare l’esperienza diretta della natura operando in essa? La natura per la Land Art era un mezzo e/o un fine?

La Land Art è un discorso più contemplativo, è più un segno all’interno della natura, nel tentativo comunque di ritrovare questo rapporto. L’idea di costruire uno spazio come quello che, anche recentemente o per lo meno un tempo, si chiamava parco urbano ed extraurbano, è però un percorso che io rivendico come non molto frequentato, soprattutto in Italia. E devo dire che anche lo stesso artista in genere non ha un’attitudine in questo senso. Gli artisti, quando escono dallo spazio istituzionale come la galleria o il museo, entrano sì in una dimensione extra spazio istituzionale, però per collocare solitamente all’esterno le proprie opere più grandi, più importanti, ma portando comunque se stessi, portando solo il proprio monumento. L’artista quindi non è quello che si pone nella posizione di colui che in qualche modo trasforma, migliora, caratterizza lo spazio.

giovedì 19 maggio 2016

Tiziana Tacconi_estratto intervista

L’intervento: l’arte in favore del paesaggio



Possiamo dire che l’arte, ogni tipo di arte (pittorica, fotografica, poetica, ecc..), rinnovando la visione del mondo e rinnovando l’idea di paesaggio, è già quindi un progetto di paesaggio?


Attualmente io credo che l’arte, rinnovando la visione attraverso i linguaggi fotografici e questo genere di cose, non sta facendo niente. Io credo che oggi l’arte debba entrare direttamente in rapporto con la natura. Cioè bisogna mettere i piedi nella terra, le mani, il corpo. Sono stanca di rappresentazioni, di racconti a distanza. In una società che va sempre di più verso la sottrazione del corpo, perché è una società che sta andando nella direzione del virtuale, Io credo che la nostra arte terapeutica debba invece mettere il corpo dentro la materia, in contatto con la materia.