L’intervento: l’arte come strumento politico per il paesaggio
Bisogna cambiare il concetto di politica, farglielo trovare alla società già pronto, ma non attraverso la politica.
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La democrazia deve essere fatta dal popolo, e la chiamiamo “demopraxia”, non più democrazia, perché demo-praxia vuol dire demo-pratica, mentre craxia vuol dire potere. Il potere del popolo abbiamo visto che non funziona, il popolo non può esercitare potere, perché è sempre qualcuno che prende il potere per il popolo. Invece la praxia, la pratica, può e deve essere esercitata dal popolo.
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Io come artista parto dall’autonomia dell’artista, infatti non abbiamo mai fatto niente perché ce l’ha chiesto o la regione o il comune o la banca, abbiamo sempre fatto quello che volevamo noi. Semmai devono cambiare loro, noi vogliamo cambiare loro. Se l’arte non cambia il mondo, il mondo cambia l’arte, e così perde la sua autonomia e la sua responsabilità. L’arte ha questo compito, hai il compito di portare alla responsabilità la massima autonomia che ha acquisito nel XX secolo.
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