venerdì 13 maggio 2016

Michelangelo Pistoletto_estratto intervista


 

L’intervento: l’arte come strumento politico per il paesaggio



Artisti, poeti, come anche studiosi, possono risolverne il distacco se coinvolti nelle politiche territoriali? In che modo?


Bisogna cambiare il concetto di politica, farglielo trovare alla società già pronto, ma non attraverso la politica.

[…]

La democrazia deve essere fatta dal popolo, e la chiamiamo “demopraxia”, non più democrazia, perché demo-praxia vuol dire demo-pratica, mentre craxia vuol dire potere. Il potere del popolo abbiamo visto che non funziona, il popolo non può esercitare potere, perché è sempre qualcuno che prende il potere per il popolo. Invece la praxia, la pratica, può e deve essere esercitata dal popolo.

[…]

Io come artista parto dall’autonomia dell’artista, infatti non abbiamo mai fatto niente perché ce l’ha chiesto o la regione o il comune o la banca, abbiamo sempre fatto quello che volevamo noi. Semmai devono cambiare loro, noi vogliamo cambiare loro. Se l’arte non cambia il mondo, il mondo cambia l’arte, e così perde la sua autonomia e la sua responsabilità. L’arte ha questo compito, hai il compito di portare alla responsabilità la massima autonomia che ha acquisito nel XX secolo.

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